- Cosa sono i Fattori Trigger
- Quali sono i Fattori più comuni nell’Emicrania
- Cosa fare?
Cosa sono i Fattori Triggers?
I fattori triggers sono tutti quegli elementi che si ritiene possano attivare (trigger) un attacco di emicrania. Tutto ciò che in un certo momento può scatenare un attacco viene considerato spesso un fattore trigger. Ma siamo proprio sicuri che sia così?
Ci sono tanti fattori, ad esempio cibi come la cioccolata, oppure il ciclo mestruale, le variazioni climatiche, le luci, gli odori, l’esercizio fisico intenso che alcune persone riconoscono come fattore trigger , cioè in grado di scatenare la cefalea. Ma a qualcuno capita mentre ad altri no. E neanche sempre.
Molti fattori sono spesso indicati come attivatori dell’ attacco di cefalea, ad esempio gli stimoli luminosi. Ma siamo sicuri che sia sempre e proprio così?
La prima considerazione da fare per capire bene il concetto di trigger è che le persone che soffrono di emicrania hanno caratteristiche genetiche e individuali particolari. Il loro sistema nervoso è soggetto ciclicamente ad alterazioni neuro-fisiologiche e metaboliche che lo rendono facilmente irritabile in determinati momenti e contesti.
Quando gli equilibri omeostatici individuali si modificano sotto l’azione delle stimolazioni quotidiane, il sistema nervoso può irritarsi e dare sintomi. In queste persone l’ irritazione nervosa accade più velocemente e frequentemente. E quando si verifica comporta una sensibilizzazione prima e un’ iper-sensibilizzazione dopo dei nervi stessi che reagiscono in modo esagerato o amplificato agli stimoli successivi.
Questo è il terreno su cui interviene il fattore trigger che è “la goccia che fa traboccare il vaso pieno” o ne facilita la rottura in un preciso arco temporale. Uno stimolo luminoso d’ intensità e durata provocative (una luce abbagliante improvvisa) può agire da fattore trigger in un determinato momento ma non è la causa del mal di testa. Ogni cefalea primaria è il risultato di una serie di meccanismi interni che conseguono ad alterazioni omeostatiche e neuro-fisiologiche, e all’azione sommatoria e irritativa di fattori stressor. Il fattore trigger è la miccia finale di un continuum di eventi. Può spegnersi subito o facilitare altri meccanismi che portano all’esplosione. Il fascio di luce diventa fastidioso (sintomo della fotobia) perchè il sistema nervoso è già irritato e più sensibile. La luce non è il trigger ma è il detector che ci rivela che l’attacco è in corso!
Quali sono i Fattori più comuni nell’emicrania?
I fattori trigger più comuni indicati nell’emicrania sono:
- Ormoni: le modificazioni ormonali accompagnano spesso l’emicrania. Alcune donne hanno attacchi solo nel periodo mestruale, altre anche al di fuori. In gravidanza l’emicrania può peggiorare nel primo trimestre ma poi migliorare e risolversi. Nella menopausa può migliorare e risolversi, o peggiorare o restare immodificata. L’attività degli estrogeni può essere influenzata a sua volta da tanti fattori e ha un ruolo chiave in numerosi e fondamentali processi interni. La gestione di questo fattore è farmacologica. Di fatto queste modificazioni sono eventi naturali. L’ influenza negativa degli ormoni può essere il risultato di una loro interpretazione anomala da parte di un sistema nervoso già sensibilizzato. Magari il problema è addirittura a livello cervicale!
- Alimenti: circa il 12-54% degli emicranici riporta attacchi emicranici in relazione all’assunzione di alcuni alimenti . Non tutte le persone dunque subiscono quest’azione considerata trigger. Sono addirittura ben poche le persone in grado di identificare cibi specifici provocativi. I principali alimenti oggi indicati dai pazienti come fattori trigger sono:
pasta (grano, segale, mais), ceci, fagioli di soia, arachidi, agrumi, banane, mele, pomodori, melanzane, peperoni, patate, cipolla, aglio, sedano, dado da brodo, cioccolato, caffè, panna, crema, gelati confezionati, maionese, insaccati, alimenti conservati e carni pretrattate (hot dogs), carni e zuppe in scatola, fegato e patè, crostacei, formaggi stagionati, aceto, alcool (vino rosso), cibo cinese, bevande gasate.
E’ bene sottolineare di nuovo che il discorso è soggettivo. La letteratura scientifica è ancora limitata al riguardo con dati contrastanti. Questi alimenti contengono caratteristiche chimiche (nitriti, aspartame, glutammato, allergeni) che sembrano mediare e favorire processi infiammatori o interferire indirettamente con le concentrazioni plasmatiche di estrogeni. Di conseguenza la loro assunzione potrebbe influenzare la attività estrogenica, con ripercussioni magari sull’emicrania correlata al ciclo mestruale, ad esempio.
Come evidenziato dalla prestigiosa Harvad Medical School, la relazione cibo – emicrania è una questione personale! Le diete povere di carboidrati e grassi, ad alto contenuto di fibre e senza derivati animali, diete vegane e chetogeniche sembrano avere effetti benefici. La dieta chetogenica in particolare sta riscuotendo interesse e un recente studio italiano ha dimostrato che questa dieta è in grado di normalizzare alcune funzioni neurofisiologiche e metaboliche deficitarie tipiche dell’emicrania (Di Lorenzo 2015).
- Clima: cambiamenti di temperatura, pressione e umidità sono molto spesso riferiti come fattore trigger. Anche in questo caso la letteratura è limitata e l’ipotesi più accreditata è che quando il sistema nervoso della persona con emicrania viene irritato e diventa più sensibile può subire una modifica della sensibilità dei sensori interni e di conseguenza gli stimoli termici o pressori vengono interpretati in maniera anomala . Il cambiamento di clima quindi non è l’ attivatore o la causa dell’attacco (fattore trigger) ma il fattore che ci svela che i nervi sono irritati (fattore detector) e il mal di testa è già in corso !
- Stress, tensioni emotive: in base agli studi tra il 58% e l’80% dei pazienti riporta lo stress come fattore trigger importante. L’associazione è dunque importante ma la correlazione temporale tra tensioni emotive – ansia, depressione, preoccupazioni, rabbia, distress – ed attacchi di emicrania non è però così lineare. Gli stato d’animo comportano cambiamenti neurochimici importanti che possono sicuramente influenzare il sistema nervoso. Se questo è già sensibilizzato e in corsa per l’attacco , questi cambiamenti possono accentuare gli eventi. Gli stress psico-fisici possono agire sia da trigger che da detector. Dipende dalla fase in cui si trova la persona.
- Sonno e fatica: dormire poco (meno di 7 ore) e male è un fattore trigger comunissimo nell’80% degli emicranici. Anche dormire molto lo è però. La fatica è riconosciuta come fattore trigger da 16-79% dei pazienti. Sia i disturbi del sonno che la fatica possono essere però conseguenza e sintomi dell’emicrania. Un nesso lineare non è stato ancora stabilito ma di certo anche in questo caso l’associazione tra i due è frequente e la quantità del sonno ha un ruolo importante nel modulare la disabilità della condizione. Dormire almeno 7 ore e bene è benefico a prescindere.
- Luci, rumori, odori: il fastidio alle luci, ai rumori e agli odori è una delle associazioni più comuni e forti riportate dagli emicranici. Uno studio recente (Schulte 2015) ha proprio messo in discussione il concetto trigger classico di alcuni stimoli evidenziando come l’iper-sensibilità a tali stimoli sia parte dell’attacco emicranico stesso. Dunque lo stimolo luminoso non sarebbe la causa dell’attacco ma accompagnerebbe e seguirebbe un mal di testa già in atto. L’iper-sensibilità alla luce o agli odori è parte della pre-attivazione nocicettiva neurale emicranica. Sono dunque percezioni alterate che ci stanno dicendo che il mal di testa è in corso
- Attività fisica/ esercizio: anche in questo caso i dati sono contrastanti. In alcuni pazienti le attività fisiche sono scatenanti mentre in altri riducono la frequenza e l’intensità degli attacchi. Gli esercizi aerobici purchè a bassa soglia sembrano comunque avere un effetto positivo generale. Secondo uno studio (Koppen 2013) la maggior parte degli emicranici sensibili all’attività fisica riporta di avere dolori cervicali e identifica questi dolori come sintomo/segno iniziale dell’attacco. La funzionalità del rachide cervicale va sempre valutata in un emicranico!
- Fattori muscolo-scheletrici: disfunzioni e dolori articolari e miofasciali del rachide cervicale o della mandibola, sono invece realmente provocativi e peggiorativi. Esistono delle precise connessioni neurali tra le strutture del collo e della testa la cui irritazione è stata dimostrata essere in grado di precipitare gli attacchi e peggiorarli. Un recente studio (Ashina 2015) ha dimostrato un’associazione ampia e frequente – 86% dei pazienti! – tra i dolori cervicali, l’emicrania e la cefalea tensiva. Un altro studio (Lampl 2015) ha evidenziato come i dolori cervicali siano un fattore provocativo per l’emicrania. Altri studi (Tfelt Hanson 1981, MA Giambernardino 2007) hanno evidenziato come il trattamento dei trigger points miofasciali possa essere d’aiuto. Purtroppo ci sono molti pregiudizi al riguardo ma valutare la presenza di queste disfunzioni e trattarle migliora la frequenza, intensità e durata degli attacchi di emicrania!
Cosa fare?
Cosa fare davanti a un fattore trigger? Ci sono due “scuole” di pensiero opposte riguardo le strategie di gestione di questi fattori trigger.
La prima scuola di pensiero, quella più diffusa, sostiene la necessità di identificare i fattori trigger e di evitarli al massimo qualora e quando possibile.
I professionisti della seconda scuola di pensiero invitano anch’essi all’identificazione dei fattori ma ritengono che evitarli sia impossibile e che renda il sistema nervoso più influenzabile da parte loro. Soprattutto sostengono che questo evitamento nel tempo, potrebbe diminuire le capacità di risposta difensiva favorendo attacchi più intensi e frequenti. Quindi loro consigliato di “affrontare” il trigger nel senso di imparare a riconoscerlo e gestirne l’esposizione o agire prima per modificarlo . Quindi prevenire è la strategia (quando possibile: ad esempio in caso di dolori e disordini cervicali).
Sicuramente quello su cui tutti sono d’accordo e raccomandano è l’uso del diario della cefalea. Usare costantemente un diario per annotare ad ogni attacco l’evento anticipatore (prodromi) o i fattori di accompagnamento o trigger, aiuta ad individuare con precisione i tempi e contesti nei confronti dei quali si sceglierà la strategia di intervento e di gestione più opportuna.